Sono tanti i volti di protagoniste che hanno animato
i telefilm di questi ultimi dieci anni, dopo la rivoluzione portata da un
personaggio come Dana Scully, donna forte accanto ad un uomo fragile, pronta a
mettere in dubbio le sue certezze e la sua vita per credere e per amare,
professionale ma non virago, piena di dubbi ma capace di portare avanti una
ricerca della verità a tutti i costi.
Trovare un'altra Scully nelle serie televisive che
si sono succedute è un'impresa, ma si potrà vedere qualcosa di lei, anche se in
un contesto molto diverso, in Lily Rush, l'eroina di Cold case, serie che ha terminato quest'anno una corsa di tutto
rispetto dopo sette stagioni, tutte incentrate su casi irrisolti che vengono
riaperti dopo anni, ricostruendo anche pezzi della storia più o meno recente
statunitense.
Fisicamente parlando Gillian Anderson e Kathryn
Morris, l'interprete di Lily, potrebbero essere diverse, ma qualcosa le
accomuna, negli occhi azzurri spalancati non da ingenue ma da determinate verso
l'ignoto e la ricerca di verità e giustizia, nello stile sobrio di vestirsi che
non cancella il loro appeal ma non le rende certo due veline, nel carattere
misurato che solo di rado cede all'emotività.
Il loro background familiare è molto diverso: Dana
Scully, figlia di una famiglia di militari, cresciuta con rigore ma anche con
molto amore, legatissima ad una sorella come Melissa prematuramente scomparsa,
brillante plurilaureata e agente dell'FBI con un curriculum di tutto rispetto
ha poco in comune con Lily Rush, che da bambina doveva badare alla madre
alcolista, che ritrova il padre (Raymond J. Barry, il senatore Matheson che
proteggeva Mulder nelle prime stagioni di X-Files)
solo in età adulta, che ha una sorella sbandata che le crea non pochi problemi
tutte le volte che ricompare nella sua vita e che trova nella polizia una
seconda famiglia.
Entrambe trovano nel lavoro una ragione di vita: e
se il lavoro di Scully agli X-Files è essenzialmente all'inizio quello di
sorvegliare che Fox Mulder non faccia troppe mattane e solo in un secondo tempo
si appassiona alla causa del suo collega (e poi amico, e poi compagno), quello
di Lily Rush è vissuto da lei e dai suoi colleghi (tra cui gli X-Philes non
possono non riconoscere Kritschegau, uno degli informatori di Mulder, l'ottimo
John Finch, qui paterno tenente Stillman) come una vera e propria missione, per
dare giustizia a vittime ormai morte ma il cui ricordo non è certo svanito.
Giustizia, e non certo vendetta, visto che nell'universo di Cold case spesso i carnefici sono loro
stessi vinti, non ci sono cattivi assoluti anche se molto affascinanti come
Cigarette Smoking Man, così come, pur essendoci un filo conduttore
nell'evoluzione delle vite dei protagonisti, non c'è un equivalente della mitologia
di X-Files come storia portante.
Riguardo la vita sentimentale delle due
protagoniste, ci sono punti in comune e diversità. Essendo due donne in un
mondo di uomini, e due donne comunque in carriera, sembrano destinate in un
primo tempo alla solitudine, di Scully si sa che aveva un fidanzato e che aveva
avuto una relazione con un suo docente di Quantico, Lily sembra per buona parte
della serie una sorta di versione moderna della vecchia zitella che vive con
tre gatti per ricucire le ferite del passato e del presente. Ci sono poi delle
evoluzioni, per Scully c'è tutto il rapporto non rapporto consumato in sordina
e poi sbattuto in faccia ai fan con Mulder, per Lily c'è tutta una fetta di fan
che sono shipper della coppia formata da lei e da Scotty Valens ma dopo un paio
di passi falsi sembra aver trovato un fidanzato, anche se sfuggente, nella
persona di Eddie Saccardo, poliziotto che svolge spesso rischiose indagini
sotto copertura e che di tanto in tanto compare.
Le avventure che vivono sono ovviamente diverse, ma
Dana Scully e Lily Rush possono essere due ottimi esempi di eroine moderne, tra
fragilità e forza, con una missione da portare avanti non in maniera cieca, ma
con ragionevolezza e sentimento. Nessuna delle due potrà mai sostituire
l'altra, ma entrambe sono valide e interessanti, per il loro approccio al
lavoro, agli altri, alla ricerca di un bene superiore non sterile, ma che ha
nella verità e nella giustizia i suoi due pilastri fondamentali.