| JOHN DOGGETT E MONICA REYES
Dopo il distacco di David Duchovny da X-Files,
intenzionato a provare nuove esperienze attoriali, e il desiderio di Gillian
Anderson di riprendere fiato tra un episodio e l'altro, l'utilizzo a pieno
regime, prima di Doggett (Robert Patrick) e poi di Reyes (Annabeth Gish) fece
pensare ai fans di assistere quasi ad una Next Generation.
L'idea di ampliare non solo il cast, a seguito delle
progressive dipartite dei personaggi secondari originari, ma anche i componenti
della sezione X-Files, balenò nelle menti di Carter e Spotnitz sin da Fight the
Future. In questa direzione si collocano gli ingressi, durante la sesta stagione
(anticipata già nella Season Finale della quinta) di Jeffrey Spender e Diana
Fowley. Ma in questo caso più che novelli Mulder e Scully, i due nuovi agenti
FBI si dimostrarono col tempo, degli Alter Ego dei protagonisti, guadagnandosi
in rete, il poco ambito podio nella categoria dei più odiati dai fans. Invece
Doggett e Reyes, a differenza degli infidi predecessori (funzionali allo scopo
di creare maggiori conflittualità nel rapporto fra Dana Scully e Fox Mulder),
inizialmente furono introdotti per tentare di colmare il vuoto
lasciato dallo spettrale, avvertito tuttavia pesantemente durante la prima
parte dell'ottava stagione. Anche in questo caso, però, la reazione degli
x-philes fu dura. Era inaccettabile che l'ex Terminator Patrick potesse
prendere il posto di Mulder nella serie e nel cuore della bella rossa dottoressa.
Nonostante Carter si fece lui stesso interprete del malcontento degli
appassiona- ti, scrivendo appositamente una scena incontro/scontro fra Doggett
e Scully, con quest'ultima che getta un bicchiere di acqua sul viso
dell'Intruso, un nuovo personaggio era necessario, considerando che avrebbe
dovuto reggere, con gli altri, il peso di due stagioni per via della latitanza di
Mulder.
Al di là delle iniziali diffidenze, man mano Doggett
cominciò a piacere agli spettatori proprio per la sua personalità tanto
distante da quella egocentrica, paranoica, ossessionata e cinica di Mulder. Il
suo essere agnostico rispetto a qualunque approccio investi-gativo diverso dal
poliziesco tradizionale, fondato sulle prove e sostenuto dal motto: "credo a
ciò che vedo e vedo ciò in cui credo”, spense sul nascere qualsiasi velleità di
lanciarsi in paragoni scomodi. Il merito
andò anche alla sagace scelta di Carter di rispolverare l'antica formula
Scettico/Credente tanto vincente in passato in X-Files. Con l'uscita di scena
di Mulder, e con Scully passata alla sponda dei creduloni, serviva il classico
incredulo con paraocchi incorporati, più di quanto fosse Dana agli esordi.
Benché le soluzioni adottate fossero tutto sommato efficaci, i fans si resero
ben presto conto di assistere settimanalmente a qualcosa di differente (perfino
la sigla iniziale mutò radicalmente) a cui occorreva abituarsi un po' come
quando ci tocca sostituire la fidata, ma vecchia poltrona con una nuova.
Occorre del tempo prima di essere a proprio agio con la novità, ma nel caso di
Doggett meno di quanto si potesse immaginare e questo grazie alle qualità di
Robert Patrick, alla buona alchimia fra Doggett e Scully, conflittuale ma a
tratti reciprocamente tollerante, e infine all'alto livello delle trame degli
stand alone confezionati dagli autori. La stima del pubblico guadagnata dal
pragmatico John nel corso della prima parte dell'ottava stagione, si consolidò
successivamente, grazie alla classica furbata televisiva che fa sempre presa
sul pubblico e di cui anche il vecchio volpone Carter si servì: costruire un bel drammone personale
per creare l'effetto immedesimazione. E così dal misterioso passato di Doggett
faceva capolino ogni tanto la triste vicenda del- l'uccisione del figlio e il
conseguente ri- morso per non essere riuscito a far luce sulla vicenda. Detto
questo però, Doggett e Scully non erano Mulder e Scully e X-Files era divenuto
qualcosa di diverso.
La stessa Scully, più
che aver rinnegato la scienza ed aver abbracciato la fede nell’imponderabile,
tentava di pensare ed agire come il suo collega/amante perduto, essendo in
realtà solo una copia del suo nuovo
partner, anche se più consapevole di quanto fatto e visto fino a quel momento. Serviva
una mente aperta, più che qualcuno che si sforzasse di essere mental-mente
aperto. Funzionale alla nuova necessità fu proprio l'ingresso di Monica Reyes
che rappresentò una ventata di aria fresca capace di spazzare, parzialmente (e
ce n'era bisogno) la pesantezza dei toni raggiunti dalla serie per via del
rapimento di Mulder e sua successiva presunta morte. L'ironia dell'originale
agente FBI, finalmente sorridente, in contrasto rispetto al cupo e serio
prototipo di "soldato” del Bureau (ma già prima demolito dalla personalità di
Fox Mulder), colpì ed affascinò i fans sin da subito. Tutto filò liscio fino al
ritorno di Fox. Se prima le indagini erano "a due”, il nuovo ciclo mostrò la
carta della coralità: Scully, Doggett, Reyes, gli stessi Skinner e Mulder,
formarono un team investigativo, come quelli tanto oggi usati ed abusati dalle
serie Crime ed Action, efficiente sul piano dell’investigazione, ma poco con-
vincente sul piano della caratterizzazione dei personaggi che agivano quasi in
rispetto di norme sindacali (una scena a te, una a me, una risoluzione del caso
all’altro, etc). Lo stesso Fox sembrava ormai "Un pesce fuor d’acqua” (così
dice a Scully dopo aver fatto ritorno a casa) nel nuovo contesto e, citando
stavolta Kersh, l’ufficio degli X-Files "più affollato del solito”. La
decisione di Fox di lasciar perdere i piccoli omini verdi per dedicar- si a
Dana Scully in maternità, facilitò agli autori lo sviluppo narrativo, sebbene
la coppia in azione Mulder/Doggett vista in Vienen, paragonabile alla versione
moderna di Starsky e Hutch, sorprese piacevolmente al punto da suscitare in molti,
rimpianti per mancate successive nuove occasioni. Troppi furono i cambia- menti
narrativi e stilistici delle ultime due stagioni per poter ritenere
quest’ultime una normale prosecuzione di un ciclo iniziato col Pilot nel 1993.
Si era di fronte invece ad un prodotto diverso, ad uno spin-off di una serie
terminata con "Requiem” (settima stagione), in cui Doggett e Reyes sembravano degni eredi di
Mulder e Scully.
Chi è John Doggett
Nel 1977 John Doggett viene reclutato nel corpo
dei Marines degli Stati Uniti. Entra a far parte della Compagnia Bravo sotto
gli ordini di Knowle Rohrer. Doggett lavora poi come membro
della Forza Multinazionale di Pace dal 1° settembre 1982 al 30
ottobre 1983. Dal 1983 al
1986 frequenta la Syracuse University's Max- well School of
Citizenship and Public Affairs.
Nel 1987 Doggett
inizia a lavorare nel Dipartimento di Polizia di New York. Nel 1995
si diploma presso l'Accademia Nazionale dell'FBI a Quantico, per lavorare poi
come Agente Speciale FBI, assegnato alla Divisione Investigazioni Penali. Nel
2000 viene incaricato di guidare la Task Force allestita dal Vicedirettore
Kersh, allo scopo di ritrovare Mulder. I suoi metodi da poliziotto gli
consentono un approccio investigativo distaccato, obbiettivo, che lo porta a
vagliare qualunque ipotesi dietro la scomparsa di Mulder, anche quella di un
allontanamento volontario, teoria che crea un'accesa conflittualità con Scully.
Il tempo successivamente cementa la stima e la fiducia reciproca fra i due che
li porterà ad ottenere successi sul lavoro, tra i quali proprio il ritrovamento
di Fox Mulder. Durante l'esperienza agli X-Files, Doggett mette a dura prova le
sue convinzioni, ma continua a seguire la strada della ragione, più che per
ottusità, per paura di credere. Il rapporto tra lui e Dana si salda caso dopo
caso al punto che non sembra azzardato pensare al fatto che il roccioso ex
marine, ad un certo punto, giunga a nutrire sentimenti profondi (non
ricambiati) per la sua nuova collega. Difficile risulta essere il rapporto fra
lui e Mulder, soprattutto per via del risentimento di quest'ultimo nei
confronti di chi (a suo parere) ha letteralmente scippato il suo lavoro. Ma
anche in questo caso la conoscenza e l'esperienza risolvono le incomprensioni.
Inserito dal nuovo consorzio nella macchina degli X-Files come pedina da
manovrare, Doggett si rivela un avversario ostico per Kersh che non riesce a
gestire come vorrebbe. Nonostante i casi affrontati, Doggett si mantiene
scettico rispetto alla teoria del coinvolgimento alieno nelle trame
cospirazionistiche.
Chi è Monica Reyes?
Monica Reyes è nata e cresciuta in Messico. Dopo aver
conseguito un Master in Scienze
Religiose, è entrata nell'FBI nel 1990. Lavorando a New York, si è occupata del suo primo grande
caso: indagare sulla scomparsa di Luke, figlio di John Doggett, il cui corpo
senza vita viene trovato in un parco. La vista del cadavere scatena nella donna
un'esperienza psichica: il corpo del piccolo si arde riducendosi rapidamente in
cenere. Allucinazione o esperienza paranormale? Reyes conosce nell'ambiente di
lavoro della Grande Mela, quello che poi anni dopo diverrà uno dei suoi diretti
superiori alla sezione X-Files: Brad Follmer, con cui ha una breve relazione.
Trasferita da New York all'Ufficio di New Orleans, Monica si specializza in
Crimini Rituali e studia centinaia di casi di satanismo,ma senza trovare una
sola prova del soprannaturale. Nel 2001è proprio l'amico John Doggett ad
introdurla nel mondo degli X-Files. Monica mette a disposizione tutta la sua
esperienza nella ricerca dello scomparso Fox Mulder. Successivamente entra
ufficialmente a far parte della sezione X-Files al fianco di Doggett. La
mentalità aperta della donna stimola la rigida visione del mondo di Doggett,
mentre si sposa con la voglia di credere di Scully, con cui stringe un rapporto
di sincera amicizia.
Reyes e Doggett sono la riproposizione di Mulder e Scully
quali credente/scettico, determinati, ma non motivati da questioni personali,
leali, onesti, oggi ideali per la gestione degli x-files se non fossero stati
accantonati dal Bureau.
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